All’interno della situazione di emergenza dettata dal COVID-19, stiamo purtroppo assistendo a scarsità di mascherine professionali pronte per l’uso, che possano proteggere i cittadini da ulteriori contagi.

Parliamo soprattutto di coloro che si trovano in prima linea, medici ed operatori sanitari ma anche dipendenti di attività primarie, che garantiscono ogni giorno la sussistenza a chi invece è costretto in casa.

 

Purtroppo, la mancanza di pezzi sufficienti a coprire il fabbisogno, sta obbligando i ministeri della salute di ogni paese a cercare soluzioni alternative per tamponare l’emergenza.

Parliamo ovviamente solo dei dispositivi FFP2 ed FFP3, gli unici realizzati in modo da poter fornire una protezione credibile contro le minacce esterne.

 

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Anche in Italia sono in corso studi dell’ISS per determinare quante volte tali dispositivi possano essere utilizzati e come disinfettarli, in caso di utilizzo ripetuto.

 

Per quest’ultimo caso, non abbiamo ancora una procedura condivisa universalmente. 

I rischi in tal senso possono essere principalmente due:

 

  • non riuscire comunque ad abbattere la carica virale del virus
  • compromettere la capacità di filtro della mascherina e/o i suoi accessori

 

Infatti, anche i dispositivi FFP2-FFP3 sono destinati ad un solo utilizzo, da certificazione.

 

Come rendere quindi le mascherine riutilizzabili in caso di necessità?

 

Vari infettivologi si sono espressi sul tema e alcuni sembrano concordare sul fatto che il virus può venire annullato sottoponendo il dispositivo ad una temperatura di almeno 56° per almeno 30 minuti. Altri consigliano una temperatura di almeno 70°. Ciò non dovrebbe avere ripercussioni sul filtro della mascherina e/o sui suoi accessori. Tuttavia:

 

  • non c’è nessuna conferma sul fatto che questo procedimento possa essere ripetuto più di una volta.
  • non si tratta comunque di completa sterilizzazione: alcune scorie tendono a resistere.

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Questi processi infatti, riferendosi a dispositivi destinati ad un singolo utilizzo, non possono essere confermati dai produttori.

 

Per la seconda ragione, inoltre, il test di temperatura purtroppo non è possibile tramite un elettrodomestico come può essere il forno di casa.

 

Si tratta quindi di procedure destinate esclusivamente ad un tecnico specializzato.

 

A maggior ragione, alcuni recenti studi giapponesi, confermati anche da istituti europei, hanno recentemente dimostrato che i raggi UV ultravioletti sarebbero in grado di eliminare il virus in pochi secondi.

 

Molti strutture ospedaliere si sono già rivolte ad FDM per la fornitura di apparecchiatura per il processo di disinfestazione ed asciugatura di mascherine FFP2 e FFP3, grazie alla possibilità di controllo di temperatura che permettono e alla possibilità di equipaggiare le proprie camere con luci UV.

 

FDM continua a lavorare al massimo delle sue possibilità, anche in questo periodo particolare, per fornire aiuto e supporto alla ricerca scientifica ed industriale.

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